Terreni agricoli, quotazioni in flessione
Terreni agricoli, quotazioni in flessione
L’annuale indagine Crea evidenzia un calo dei prezzi per il quarto anno consecutivo, seppure di entità lieve. Si conferma il ritorno dei governi alla terra, e la riduzione dei terreni convertiti alla produzione di energia alternativa.
La terra agricola costa sempre di meno. Nel 2015 il prezzo è diminuito per il quarto anno consecutivo ritornando sotto la soglia dei 20.000€ per ettaro, come media nazionale. I ribassi si sono registrati nelle zone di pianura e nelle regioni settentrionali. Il patrimonio fondiario è concentrato per il 61% nelle regioni del Nord e i valori fondiari più alti si riscontrano in tre regioni (Veneto, Trentino Alto Adige e Liguria), dove le colture di pregio – viticole in particolare - , la scarsità di superfici agricole e la dispersione urbanistica hanno portato i prezzi a livelli difficilmente compatibili con l’effettiva redditività agricola. L’aggiustamento delle quotazioni potrebbe essere valutato anche in senso positivo, dato che consentirebbe agli imprenditori più dinamici di aumentare la dimensione aziendale tramite l’acquisto di terra. In realtà, malgrado la progressiva riduzione del prezzo della terra, l’attività di compravendita continua ad essere molto al di sotto di quanto si registrava fino al 2005. È probabile che la scarsa attività di compravendita sia dovuta, più che altro, alle continue difficoltà di alcuni comparti produttivi (grandi colture, latte e carne), alle volatilità dei mercati agricoli alle incognite sul futuro della Politica Agricola Comune che aumentano l’ incertezza e deprimono l’interesse dei potenziali investitori. Peraltro uno degli effetti in controtendenza riguarda il rinnovato interesse di grandi investitori per realtà agricole di grande pregio – in genere cantine di zone DOC molto rinomate -, stimolato dalla ricerca di rendimenti più attraenti, ma senza il rischio di un’improvvisa svalutazione del capitale.